mercoledì 20 aprile 2016

Angela Maria Tam, Terziaria Francescana, fucilata dai partigiani a Buglio in Monte il 6 maggio 1945

Muoio perdonando a tutti
e chiedendo perdono se ho offeso e disgustato qualcuno.
Sono lieta di raggiungere in Cielo i nostri eroi.
Sarà così bello in Cielo!
Durante tutto il viaggio da Sondrio a Buglio
ho cantato le canzoni della Vergine.
Ho passato in prigione ore di raccoglimento e di vicinanza a Dio!
Viva l'Italia!
Gesù la benedica e la riconduca all'amore e all'unità
per il nostro sacrificio.
Così sia
Angela Maria Tam, lettera scritta prima della fucilazione

Angela Maria Tam. insegnante di Sondrio, Ausiliaria
della Repubblica di Salò, terziaria francescana, fucilata senza 
alcun processo dai partigiani, a guerra finita, il 6 maggio 1945
a Buglio in Monte. 
La tragica vicenda di Angela Maria Tam, giovane insegnante,  che fu violentata prima di essere uccisa, è riportata anche nel libro "Il sangue dei vinti" di Giampaolo Pansa a pag. 74:
"Il 4 maggio, i partigiani si presentarono alla ex Casa del fascio di Sondrio, utilizzata come luogo di concentramento dei prigionieri. Vi prelevarono 8 fascisti, 6 ufficiali e 2 civili, li condussero ad Ardenno, li obbligarono a scavarsi la fossa e li uccisero. Il 6 maggio altri 13 prigionieri a Sondrio furono condotti a Buglio in Monte e giustiziati. Erano quasi tutti ufficiali o esponenti locali del fascismo. Tra questi il federale Parmeggiani, il suo vice Mario Zoppis, altri dirigenti della federazione, il direttore del "Popolo valtellinese", Gustavo Poletti, il comandante della 3^ Legione confinaria della Gnr e una donna, un'insegnante, che pare fosse un'Ausiliaria. Si chiamava Angela Maria Tam ed era terziaria francescana. Prima di essere giustiziata consegnò a un sacerdote una lettera in cui perdonava i suoi assassini."

Per saperne di più:
Servizio Ausiliario Femminile R.S.I.






Il sangue dei vinti - A pag. 74 la storia di Angela Maria Tam

venerdì 11 marzo 2016

Pietro Salvatore Colombo, OFM, vescovo di Mogadiscio, Somalia, martire, assassinato il 9 luglio 1989

"Come incenso al Tuo cospetto"

Monsignore Salvatore Colombo, vescovo di Mogadiscio, Somalia

Monsignore Salvatore Colombo nasce a Carate Brianza il 28 ottobre 1922.
Viene chiamato Pietro al fonte battesimale dai genitori Luigi Colombo ed Ernestina Farina. E' l'ultimo di 5 figli. L'infanzia trascorre serena, nella cascina della pianura lombarda. Il rosario serale  riunisce la famiglia nella devozione alla Santa Madre di Dio.
Nel 1933, a undici anni, entra nell'Ordine dei Frati Minori di Lombardia.
In piena guerra mondiale fra Salvatore prosegue i suoi studi teologici nel convento di sant'Antonio a Milano, in via Farini 10, dove ora riposano le sue spoglie. 
Il 20 agosto 1944, nella stessa chiesa di Sant'Antonio, fra Salvatore si consacra per sempre a Dio nell'Ordine francescano, emettendo la professione solenne.
Ordinato sacerdote nel 1946 dal beato cardinale Ildefonso Schuster, arcivescovo di Milano, l'anno dopo, il 30 marzo 1947,  parte per la Somalia dove fonda diverse stazioni missionarie.


Mons. Colombo si difende dalle affettuosità di una leonessa. 
Nel 1960 in Somalia scoppia la rivoluzione socialista e nel 1972 vengono confiscate e nazionalizzate scuole, ambulatori e tipografie della missione. Rimangono solamente la chiesa e la cattedrale. Rimangono anche due piccole comunità di suore che si occupano di un asilo e di un lebbrosario. Qui lavora per oltre 40 anni Padre Pietro Turati (clicca qui), compagno di monsignor Colombo, che sarà poi assassinato nel 1991. Nel 1976 Paolo VI  elegge Salvatore Colombo a vescovo della diocesi di Mogadiscio.  Inizia così una vastissima opera di carità verso i profughi dell'Ogaden  e verso la gente più abbandonata della Somalia realizzando molti progetti di promozione umana e sociale come testimonianza del Vangelo in mezzo a quelle popolazioni totalmente islamiche.


Mons. Colombo riceve un dono da una suora
Cattedrale di Mogadiscio - Monsignor Colombo impartisce i sacramenti della Santa Eucarestia e della Cresima

Martire della carità, il 9 luglio 1989, viene ucciso vicino alla cattedrale di Mogadiscio, mentre all'interno si celebra l'Eucarestia e si prega "Agnello di Dio che togli i peccati del mondo".
Leggiamo quanto scrive a proposito dell'assassinio di Monsignor Colombo, padre Massimiliano Taroni, allora giovane francescano in Somalia nel libro "Monsignor Salvatore Colombo", edito da VELAR "... sono le 19,15 ed io, rassegnato al fatto di non aver accompagnato padre Salvatore (alla chiesa del Sacro Cuore), partecipo alla Santa Messa in italiano in Cattedrale; mi trovo al primo banco, a pochi metri dal luogo dove P. Salvatore offrirà la sua vita, versando il proprio sangue.
E' il momento dell"Agnello di Dio" e nella Cattedrale si sente un colpo forte e secco, uno sparo uno sparo che risuona fragoroso destando sgomento: subito fra Paolo Guzzi, avendo sentito gridare "aiuto!" esce all'esterno; dopo pochi istanti lo si vede rientrare affannosamente e dirigersi verso il sacerdote sull'altare. Intuisco che qualcosa di grave deve essere successo ed anch'io corro velocemnte fuori dalla Cattedrale, subito seguito da fra Paolo, da P. Venanzio Tresoldi, che ha interrotto la S. Messa e da due suore. Una terribile scena ci si presenta: è ormai buio da quasi un'ora, ma il corpo del Vescovo accasciato al suolo lo si scorge bene a causa del candido abito bianco che indossa. Giace nell'aiuola accanto alla stradina che conduce ai garages con il corpo colpito mortalmente. Mentre mi inginocchio e gli prendo le mani, un brivido m'assale, un brivido che mi congela lo sguardo e il cuore. Padre Venanzio ancora rivestito dei Sacri Paramenti, porge l'assoluzione a Padre Salvatore, quindi ritorna in chiesa per terminare la Messa. Io e fra Paolo invochiamo affettuosamente "Monsignore, Monsignore!". In quell'istante accorre anche don Palmiro, un sacerdote-medico ospitato dal monsignore; s'inginocchia anch'egli e. accostandosi al viso privo di sensi, riesce a percepire un lieve respiro: è ancora vivo. Io e fra Paolo corriamo precipitosamente in cantina a prendere una barella e, in un batter d'occhio, adagiatovi P. Salvatore, lo portiamo all'interno della casa, in quella stessa sala dove accoglieva i suoi ospiti e dove in mattinata ha accolto anche il killer che lo avrebbe poi assassinato... P. Salvatore è ora cosciente, si muove e a tutti rivolge il suo paterno sguardo che mai dimenticherò e che sempre ho impresso in mente. Quei suoi occhi così espressivi e dolci sembrano dire: Vi ho voluto bene, ora vi lascio...".I giorni successivi all'assassinio sono giorni tremendi e intensi... Dall'Italia giungono tre frati: il P. provinciale di allora, P. Arcangelo Zucchi, P. Giorgio Bertin e fra Gianni Losio ... I funerali sono fissati per il giorno 15 luglio. Dalle autorità giunge l'ordine che avvengano in gran segreto di sera durante il coprifuoco. Giunge pure il nunzio apostolico da Kartoum, Mons. Roblez Dias. Sono le 21 del 15 luglio. Giunge scortato dalla polizia il feretro di Mons. Colombo su di una barella. Fra Paolo Guzzi, per anni a fianco del vescovo e abile falegname, ha costruito la cassa, semplicissima. Nella cattedrale si è preparato, nella navata di destra, il vano per seppellire il vescovo. Per strada non c'è un'anima viva. solo polizia. Nella Cattedrale sono presenti tutti i frati della missione, quattro frati di Milano tra cui il sottoscritto, il nunzio apostolico, un sacerdote bresciano, un somalo, una manciata di suore e uno dei nipoti del vescovo, allora membro del Parlamento Europeo a Bruxelles. Al termine, badili alla mano, tutti i celebranti seppelliscono il vescovo come un martire dei primi secoli.
Due anni più tardi la cattedrale è rasa al suolo e le quattro tombe dei vescovi sono scoperchiate, devastate e i resti dispersi.  Qualche settimana dopo le mani pietose di alcuni paracadutisti italiani e del loro cappellano raccolgono ciò che resta dei quattro presuli. Quattro minuscole cassette con qualche ossa restano per alcuni anni nel deposito di un cimitero, in Italia. Finalmente i resti mortali del vescovo dei poveri e del martire della carità, Monsignor Salvatore Colombo, e dei vescovi Bernardino Bigi, Fulgenzio Lazzati, Silvio Zocchetta vengono inumati. Riposano ora sotto l'altare di S. Francesco nella Basilica di S. Antonio di Padova, in via Farini a Milano. E' il 12 novembre 1997."
In un altro libro "Omicidio a Mogadiscio - L'ultimo vescovo al crepuscolo della Somalia" di Dario Paladini, a pag 31, si legge, riguardo al funerale di Mons. Colombo: "In tutto nella Cattedrale vi erano 30 persone, oltre ai frati, alle suore e al nipote, due sacerdoti ospiti del vicariato e l'ambasciatore Mario Manca accompagnato da Claudio Pacifico. L'unico somalo presente è Fulgenzio, il sacrestano, al quale spetta così il compito di rappresentare la piccola comunità cristiana locale..."


Fulgenzio (Mohamed Farak Osman prima del Battesimo), sacrestano della Cattedrale di Mogadiscio.
Fulgenzio è nato nel 1935 ed è morto a Milano il 25 maggio 2015. Per tanti anni è stato  sacrestano nella chiesa francescana di S. Angelo di via Moscova dopo la forzata fuga da Mogadiscio su un aereo italiano per sfuggire alla morte.



Riposa in pace.
Rovine della Cattedrale di Mogadiscio dopo la distruzione del 1991

Per saperne di più:


OMICIDIO A MOGADISCIO - L'ULTIMO VESCOVO AL CREPUSCOLO DELLA SOMALIA
di Dario Paladini - Introduzione di mons. Giorgio Bertin - Contributo del sen, Giovanni Bersani

Paoline, 2006
Pietro Salvatore Colombo (Wikipedia)
Il Vescovo col saio
Omicidio a Mogadiscio (CLICCA QUI PER LEGGERE IL LIBRO)
La Cattedrale di Mogadiscio
Somalia, mons. Bertin: basta fame e guerra
Aiuto alla Somalia
Guerra civile in Somalia
Somalia (Wikipedia)
Mogadiscio (Wikipedia)
Diocesi di Mogadiscio (Wikipedia)
Chiesa cattolica in Somalia


Monsignor Colombo, vescovo dei poveri e martire della carità
di Massimiliano Taroni - Editrice VELAR, 2009
Altare di San Francesco nella Basilica di S. Antonio di Padova a Milano.
Qui riposano le spoglie di Mons. Salvatore Colombo, Bernardino Bigi, 

Fulgenzio Lazzati, Silvio Zocchetta dal 12 novembre 1997
Preghiera per le popolazioni della Somalia